Accogliere il cambiamento e il Vento

Accogliere il cambiamento e il Vento | Articolo di Franco Bottalo 2021

In questo ultimo anno siamo stati tutti esposti a fattori esterni che, volenti o nolenti, ci hanno spinto al cambiamento per poter andare avanti.

In quasi tutte le tradizioni spirituali e filosofiche, il cambiamento è un tema ampiamente trattato; anche in Occidente, basti pensare al “panta rei” (tutto scorre) di Eraclito.

Nel Taoismo poi il tema del cambiamento è il fulcro di tutto il processo di esistere e di evolvere. Non a caso il più classico dei testi classici del pensiero cinese si chiama Yi Jing (o Ching), “Il classico dei mutamenti”.

In termini più specifici, ma anche simbolici, il cambiamento è associato all’idea di “Vento” (Feng); e il So Wen, altro testo classico, ci dice che “le cento malattie sono portate dal Vento”, a significare in realtà che è l’incapacità ad adattarci al cambiamento che è causa di tutti gli squilibri.

Se vogliamo partire dai fattori climatici, possiamo considerare che tutti (freddo, calore, umidità) sono di fatto connessi al vento, in quanto è il vento che porta le nubi e la pioggia ed è sempre il vento che fa tornare poi il sereno. Per questo, secondo alcune tradizioni della Medicina Cinese, si associa poi il vento agli altri fattori climatici per definire diverse modalità di turbe che possono aver luogo quando non si riesce ad adattarsi ai mutamenti climatici con cui siamo chiamati a confrontarci nel susseguirsi delle stagioni, ma anche dei cambiamenti specifici del clima.

Si parla allora di vento freddo, vento calore, vento umidità e a volte anche di vento secchezza. Questi termini hanno in Medicina Cinese un significato molto preciso, che ci consente di inquadrare  i segni e sintomi che si accompagnano ad una turba causata appunto dai vari fattori patogeni esterni e avere poi indicazioni per il suo trattamento. Ad esempio si parla di vento freddo per una turba caratterizzata da febbricola, avversione al freddo e scarsa sudorazione e di vento calore per una condizione acuta con febbre alta, arrossamento e infiammazione della gola con forte sudorazione.

Questi stessi termini però possono anche essere letti nel loro significato metaforico rispetto alle nostre modalità specifiche di compiere le scelte che la vita ci propone.

Il Vento in sé, come abbiamo detto, è sinonimo della nostra capacità di cambiare per adattarci al mondo esterno ed evolvere individualmente. Se però lo combiniamo con gli altri fattori che abbiamo descritto prima, possiamo leggere quali sono le nostre modalità di base, potremmo dire costituzionali ,per fronteggiare il cambiamento che ci giunge dall’esterno come stimolo; e verificare se vi siano altre modalità possibili, che magari potrebbero essere più opportune ed efficaci nella condizione del momento. Vediamole una per una.

Vento Freddo: Il freddo rappresenta l’immobilità, lo stare fermi. Vento Freddo esprime quindi la nostra resistenza, o rifiuto vero e proprio, ad accettare il cambiamento che la vita ci propone (e a volte ci impone). In senso fisiologico è saper bloccare qualcosa che non è il vero e opportuno cambiamento; in senso patologico è la paura del cambiamento, che ci porta a negare in qualche modo il bisogno stesso di cambiare.

Vento calore: il calore lo sappiamo vuol dire “movimento”, azione. Vento calore in senso fisiologico è la capacita di agire il cambiamento con coraggio e decisione. In senso patologico è mettere troppa urgenza al nostro cambiamento. Non siamo in grado di rispettare i tempi che la vita ci richiede per cambiare, o anche i tempi che il nostro corpo e la nostra mente ci richiedono per poter cambiare. Spingiamo il cambiamento, lo forziamo, lo acceleriamo, e così facendo “bruciamo” le nostre risorse.

Vento Umidità: l’umidità rallenta. In senso fisiologico vento umidità è la capacità di ponderare prima di agire il cambiamento e anche durante il cambiamento stesso. E’ consentirsi di riflettere sulla direzione da prendere e se eventualmente siano necessarie delle “correzioni di rotta”. In senso patologico è una condizione in cui ci muoviamo nel cambiamento, ma a fatica e senza chiarezza. Siamo confusi, siamo indecisi; cambiamo, ma solo in parte e con molta esitazione. Cambiamo, ma in fondo non vorremmo cambiare. E allora pensiamo che forse non avremmo dovuto fare quello che stiamo facendo.

Vento secchezza: la secchezza è sinonimo di aridità, di sterilita e infertilità, mancanza di risorse vitali. In senso fisiologico qui vento secchezza è chiedersi se abbiamo le risorse per portare avanti il cambiamento che stiamo avviando o se dobbiamo realizzarlo per altre vie rispetto a quelle che stiamo percorrendo. In senso patologico è “non sentirsi fertili”, sentire di non essere comunque in grado di “creare qualcosa di nuovo”.

Ognuno di noi ha una sorta di predisposizione ad utilizzare una di queste modalità; comprenderla e riconoscerla ci può aiutare a capire quando forse sarebbe più opportuno usarne un’altra.

Accogliere il cambiamento non vuol dire non scegliere, ma piuttosto rendersi disponibili a sentire dove e come possiamo dirigere la nostra vita ora. In Medicina Cinese si usa il termine “regolare le vele al vento”: se è burrasca sto nel porto, se c’è calma piatta posso solo aspettare che arrivi il vento per poter navigare. Al di fuori di questi casi limite, in cui sono invitato a non agire, devo capire da “dove tira il vento” e con che intensità, e regolarmi di conseguenza. In questo modo il vento del cambiamento gonfierà le vele della mia nave, che potrà allora procedere spedita lungo la sua rotta.