Aprirsi oltre la paura per rinnovarsi

Aprirsi oltre la paura per rinnovarsi | Articolo di Franco Bottalo - Giugno 2020 - Quello che la vita ci invita a fare ora è proprio questo: deporre la paura e aprirci al coraggio, al coraggio di ripartire o meglio di partire per una nuova avventura.

Il tema dominante di questo primo semestre del 2020 è stato, e in gran parte è ancora, la paura. Paura di ammalarsi e morire prima, e ora forse paura di vivere.

Le due paure in realtà sono fra loro connesse: se ho paura di vivere facilmente avrò anche paura di morire e la paura di morire non favorisce certo il vivere.

Persone diverse hanno vissuto in modo diverso questi tre mesi di clausura impostaci con una seria limitazione delle nostre libertà individuali e la richiesta di stare fisicamente fermi. Per alcuni questo ha voluto dire solitudine ed isolamento, per altri una condivisione forzata di spazi ristretti, per alcuni la cessazione dell’attività lavorativa, per altri un modo molto diverso di lavorare e per tutti un modo diverso di comunicare; privati della vicinanza e del contatto fisico.

Ed ora siamo ad una ripresa, una ripresa anch’essa guidata e con limitazioni; ma comunque una ripresa. E con la ripresa, la paura che quello che è stato possa ritornare, ma anche la paura di dover ora fare qualcosa di diverso, di uscire dall’isolamento in cui siamo stati e a cui forse ci eravamo abituati; non che fosse per nessuno l’ideale, ma essendo imposto dall’esterno non sollevava questioni individuali. E ora invece possiamo tornare a muoverci. E allora si pone la questione di come muoverci.

Molti hanno detto che questo periodo di clausura li ha cambiati, che hanno scoperto cose nuove, anche belle, di sé stessi e di quello che vogliono dal mondo. E allora: siamo ancora quelli di prima o qualcosa in noi è cambiato? E ora che facciamo?

Vogliamo riprendere, ma come? Dobbiamo buttarci alle spalle la paura e tornare ad “abbracciare il mondo”? Oppure è bene muoversi con cautela, sapendo che ciò che è stato potrà ancora tornare?

E’ un po’ come dopo una malattia che sia stata superata: alcuni non vogliono pensarvi più, altri continuano a vivere nel terrore che possa tornare, altri sono stati cambiati dalla malattia che hanno vissuto. Ecco questi tre mesi sono stati forse una sorta di malattia globale da cui non siamo ancora sicuri di essere guariti.

Nella visione Taoista la paura fisiologica è quella che ci serve per fronteggiare le emergenze e va ad attivare il Rene Yang, potremmo dire con termini occidentali le surrenali, l’adrenalina in particolare. La nostra energia si raccoglie per fronteggiare il pericolo: la pressione aumenta, il calore sale, il respiro si fa veloce e superficiale, il cuore batte più forte e così siamo pronti a sfidare il leone che ci vuol sbranare.

Ma se non c’è nessun leone davanti a noi, tutta questa energia anziché all’esterno si dirige all’interno, consumando la nostra vitalità. Questo Yang in esubero diviene ansia, insonnia, palpitazioni, iper stimolazione delle funzioni del polmoni con respiro superficiale e veloce. Andiamo al massimo senza andare da nessuna parte e così consumiamo il nostro Yin, la nostra vitalità profonda, distruggiamo noi stessi. Attiviamo un mucchio di energia che però non muoviamo.

Oltre ai Reni, anche i Polmoni sono fortemente stimolati da questo meccanismo, poiché sono quelli correlati al muoversi verso l’esterno e a difenderci dall’esterno quando necessario. Ma se siamo perennemente sulla difensiva viene meno l’altra funzione propria dei Polmoni che è di comunicare. Dobbiamo difenderci per poter comunicare meglio, non difenderci evitando di comunicare! Perché comunicare è vivere. Ed ecco allora che la paura uccide la vita: a poco a poco, o tutta in una volta.

Classicamente (nel Ling Shu) la paura viene associata alla Vescica Biliare, piuttosto che non al Rene. E alla Vescica Biliare è associato anche il coraggio, il coraggio di cambiare soprattutto. Ecco allora l’importanza, per superare la paura, di attivare questo organo; e cioè di avere il coraggio di ripartire e di ripartire cambiando, perché ripartire lasciando tutto come era prima non è un ripartire.

La Vescica Biliare, come Movimento Legno, è anche legata al trascorrere del tempo: nei diversi periodi della vita, ma anche giorno per giorno, alzandosi la mattina pronti a confrontarci con quello che la vita ci presenta. La Vescica Biliare è quindi associata al senso di completamento, di compimento, e di conseguenza è preparazione ad un nuovo inizio. Chiudere la giornata per quello che è stata, pronti a vivere un nuovo giorno, e che sia davvero un giorno nuovo, un nuovo inizio.

E quello che la vita ci invita a fare ora è proprio questo: deporre la paura e aprirci al coraggio, al coraggio di ripartire o meglio di partire per una nuova avventura.

Se vogliamo poi analizzare questo periodo in modo più analitico secondo l’attivazione fisiologica e curatrice dei 5 Movimenti, potremmo dire che:

1 – L’evento traumatico che abbiamo fronteggiato ha stimolato i nostri Reni, la nostra Acqua, evidenziando delle risorse in noi di cui non eravamo forse prima consapevoli.

2 – L’Acqua genera il Legno, la Vescica Biliare, la disponibilità ad utilizzare quanto accaduto per rinnovarci

3 – La lunga pausa ha consentito al Cuore (Fuoco) di comprendere meglio cosa davvero vuol realizzare. Ecco il Legno che genera il Fuoco: il nostro coraggio, la nostra capacità di rinnovamento, hanno ora una direzione chiara e luminosa.

4 – E, grazie alla Terra,, ripartiamo con basi solide e ben strutturate, dando  concretezza a questo nuovo avvio.

5 – Possiamo allora, Metallo, cogliere i frutti di questo nuovo cammino.

Buon cammino a tutti,

Franco