Star bene nello star male

Star bene nello star male | Articolo di Franco Bottalo - Tao Alchemy | Meditazione

Di solito, non appena abbiamo una tensione fisica o un dolore o anche solo un fastidio, quello che immediatamente desideriamo è liberarcene, eliminarlo. E lo stesso accade per il disagio psichico, per le turbe emotive: non voglio essere ansioso, non voglio questo senso di desolazione e fallimento, non voglio questo mal di schiena che mi limita nei movimenti.

Qualcosa non va bene e vogliamo cambiarlo; il che è naturale. Perché tenere qualcosa che mi fa star male?

Ma il punto è: come penso di poterlo cambiare? E perché mi è arrivato? Da dove e perché?

Di solito le risposte che ci diamo ci allontanano da noi e ci portano verso cause esterne. Sono frustrato perché nessuno mi capisce e apprezza quello che faccio. Ho mal di schiena perché ho preso freddo, oppure è genetico. Ho mal di testa per il ciclo mestruale in arrivo.

Forse poi riusciamo ad andare più in profondità, mettendoci in gioco. Sono frustrato perché voglio che le cose vadano come voglio io: che i figli siano come voglio io, che i genitori siano come voglio io, che la vita sia come la voglio io. E il mal di schiena è perché non mi sono mosso con attenzione ed ho fatto troppo, senza ascoltare quello che il corpo mi dice.

Sì, posso andare anche molto in profondità nell’analizzare “i perché”; ma il punto è un altro. Il punto è che comunque, al di là di tutte le analisi fatte, io voglio che il mal di schiena, l’ansia, la frustrazione, spariscano, e preferibilmente subito.

Questo è qualcosa che accade anche nella pratica meditativa. Ci prepariamo alla meditazione aspettandoci di trovare un luogo di rilassamento e quiete, e invece abbiamo dei pruriti o dei dolori, o ci sentiamo agitati, o più semplicemente la mente inizia a divagare dove e come vuole e allora siamo irritati con noi stessi e frustrati. Non è questo che volevamo dalla meditazione, non è questo che volevamo da noi stessi. Non voglio avere queste tensioni, non voglio queste distrazioni; e meno le voglio  e più crescono, come se fossero nutrite dal nostro volerle cacciare.

Posso invece rilassarmi nella tensione? Posso star bene nello star male? Posso essere in pace mentre sono in agitazione? E’ possibile andare oltre queste apparenti contraddizioni, aprendo la nostra mente verso nuove possibilità?

Chi sta male quando si sta male? O meglio, quale parte di me sta male? Ed esiste un’altra parte di me con cui posso entrare in contatto e che può star bene anche quando si sta male?

A volte può accadere, anche se è raro, che pur essendo profondamente disturbati da qualcosa, sia esso a livello fisico o psichico, allo stesso tempo si sia in grado di accettare quello che sta accadendo. E’ una voce interiore che dice “va bene così”; ma non in senso masochistico perché ci piaccia così. Perché la vera questione non è cosa ci piace, ma cosa è. Esiste qualcosa di noi che non sia turbata dal nostro stare male?

Se riusciamo a star lì, dentro al disagio senza farcene travolgere, ma anche senza rifiutarlo. Se, anche solo una volta, riusciamo a stare nel disagio, non perché ci piaccia ma perché questo è quello che è, e riconoscerlo per quello che è, per quanto devastante possa a volte essere. Sì, se riusciamo  a stare lì e guardarlo, potremmo forse scoprire che in noi, in tutti noi, c’è un sé profondo che è in uno stato di pace. Allora possiamo rilassarci nella tensione, piuttosto che cercare di cacciare la tensione.

È come il mare. Il mare si agita in superficie al primo vento, e se il vento aumenta diventa burrasca, ed è tutto un fremere e gemere. E poi sotto, più in profondità, ci sono le correnti; che non si fanno turbare dal vento perché hanno una loro direzione precisa. Ma anche loro possono cambiare e deviare, magari per uno sciogliersi dei ghiacci e un rialzo della temperatura.

Ma più in profondità ancora, dove noi di solito non riusciamo ad arrivare perché abbiamo paura, c’è una vastità che non ha confini né limiti. Una vastità che è quiete, una vastità che ci abbraccia e ci culla come a volte fa il mare. E ogni tormento allora è solo il ruggire della superficie.