“Toccare” gli Oli Essenziali

Quasi sempre l’interesse per una materia parte da un approccio conoscitivo di tipo teorico. Nel caso degli Oli Essenziali c’è lo studio delle loro proprietà, dei campi di applicazione e il loro uso per tutta una serie di disturbi.

In questo ambito è stato svolto un imponente lavoro da parte del Maestro Jeffrey Chong Yuen, che li ha inquadrati secondo i parametri della Medicina Cinese Classica, definendo per loro affinità con i vari Organi e Visceri e il sistema dei Canali Energetici, analizzandoli secondo i principi di natura e sapore, e altro ancora.

Qualunque sia il nostro tipo di formazione, una volta acquisite le conoscenze di base degli Oli Essenziali, possiamo procedere alla loro applicazione sulle persone, verificando così nella pratica quanto appreso in teoria.

Per poter però “conoscere” davvero gli Oli Essenziali è necessario qualcosa d’altro; è necessario poter “toccare con mano” gli Oli Essenziali, avere con loro un rapporto in qualche modo “fisico”. E il modo in cui, a mio avviso, questo può essere realizzato è attivando i nostri organi di senso e usandoli per una conoscenza più diretta e profonda degli Oli Essenziali stessi.

1 – La pianta e le sue parti

Un primo approccio è di osservare la pianta da cui gli Oli Essenziali sono ricavati, possibilmente nel suo ambiente naturale: osservarne le dimensioni, il portamento, il clima in cui cresce e vive. Possiamo anche a toccare la pianta e le sue parti, considerare se ama il sole o la penombra, il clima fresco o quello caldo, e anche quali piante crescono accanto a lei e se il suolo è piuttosto asciutto o umido, se cresce sulla riva di torrenti o in piane assolate. In questo mondo incominciamo ad entrare nel mondo della pianta. Lasciamoci poi prendere dalle sensazioni che la pianta ci dà. Come ci sentiamo stando lì davanti a lei? Siamo a nostro agio, nervosi o rilassati, stimolati o sedati? Percepiamo un senso di forza o di protezione? Sentiamo un’energia che sale o che scende?

Poi si può entrare nello specifico dell’osservazione della parte della pianta da cui è ricavato l’Olio Essenziale. In alcuni casi il frutto, in altri il seme, le foglie, la buccia, la corteccia, il fiore.

Per alcune piante comuni tutto questo è molto semplice, per altre è più difficile. Facile ad esempio avere a disposizione degli agrumi (il loro essenziale è ricavato principalmente dalla buccia). Anche molte delle spezie da cui sono ricavati gli Oli Essenziali sono facilmente osservabili nella pianta viva: salvia, rosmarino, finocchio selvatico, basilico, menta, maggiorana e origano, e altre ancora.

Qualunque siano le piante che riusciamo ad avere a nostra disposizione, possiamo osservarne le caratteristiche specifiche. Osserviamo il frutto degli agrumi, il loro colore, la differenza fra l’arancio del mandarino, il giallo del limone e il verde del bergamotto. Osserviamo la delicatezza ma anche la forza dei petali della rosa e come siano diversi i fiori a spiga della lavanda o quelli della camomilla. Osserviamo la diversità delle foglie del lauro, carnose e spesse, rispetto a quelle del rosmarino, sottili e appuntite, o quelle tenere e aperte del basilico, o quelle piccole e fitte del timo.

E poi tocchiamo le parti di queste piante, accarezziamole, sfreghiamole e restiamo in ascolto delle sensazioni che ci comunicano.

Naturalmente questo non è possibile per tutta una serie di piante che non sono facilmente reperibili da noi, come i fiori di Ylang Ylang o l’incenso, la mirra o la litsea. Possiamo però, se vogliamo, guardare delle foto di queste piante e delle loro parti da cui viene ricavato l’Olio Essenziale e farcene comunque un’idea, per quanto molto più limitata di quella che deriva dalla possibilità di avere davanti a noi la pianta viva.

2 – L’Olio Essenziale

La seconda fase consiste poi nello sviluppo della percezione dell’Olio Essenziale in sé attraverso l’uso dei nostri cinque sensi.

Il primo ovviamente, trattando degli Oli Essenziali, è l’olfatto per percepire il loro aroma, il loro profumo. Gli Oli Essenziali comunicano molto attraverso il profumo; soprattutto se la nostra percezione è raffinata. Ma anche se non abbiamo un olfatto molto sviluppato, alcuni Oli Essenziali si fanno chiaramente sentire. Pensiamo ad esempio agli agrumi, ma anche al pino silvestre, o al basilico o la litsea; per altri le percezioni sono più sottile e ad alcuni possono non comunicare nulla o quasi.

Usiamo allora anche gli altri sensi. Usiamo la vista per osservare la loro consistenza e viscosità o fluidità, il loro colore, il modo in cui versati si mescolano con gli altri.

E infine possiamo apprezzarli attraverso l’organo del tatto, applicandoli sul nostro corpo. Per me, che vengo dal mondo del massaggio, la fisicità del contatto con l’Olio Essenziale sulla pelle è molto importante. Applicando un Olio Essenziale sulla nostra pelle si sviluppa un’intimità particolare: l’Olio Essenziale penetra lentamente in noi e il nostro corpo lo accoglie, o in certi casi lo rifiuta. La percezione non è immediata come per il suo profumo; a volte non si sente nulla e comunque non subito. Bisogna entrare in uno stato un po’ meditativo per poter percepire il lavoro dell’Olio Essenziale dentro di noi, sentire verso dove si muove (alto, basso, superficie o interno) se dà calore o frescura, ed altro ancora.

Potremmo anche scoprire che con alcuni Oli Essenziali la comunicazione è più facile, sia che parliamo di aroma, colore o percezione sulla pelle. Per me la sintonia più facile ad esempio è con le conifere, il pino silvestre in particolare, ma anche con gli agrumi, arancio dolce e amaro e mandarino soprattutto, e poi la camomilla blu e il finocchio, il geranio e la litsea. Non sempre la comunicazione è associata alla percezione olfattiva. Ad esempio il basilico mi da una percezione olfattiva molto chiara e definita, ma faccio fatica a sentirlo davvero. E’ come per i punti di agopuntura o per le zone del corpo, o anche per le persone: con alcune si ha un’affinità elettiva che per altre non si ha.

E da ultimo, ma solo per alcuni Oli Essenziali, possiamo anche utilizzare il gusto, introducendone una goccia in bocca. Per alcuni questo va evitato, per altri si può fare diluendoli in acqua (come il tea tree o il timo) per altri non vi sono problemi anche nel loro uso non diluito (come l’arancio dolce).

Se volete sviluppare questo percorso, personalmente vi suggerisco di partire da pochi Oli Essenziali e poi estendere la ricerca ad altri. E di iniziare fra quelli che sono più facili da reperire, sia come Oli Essenziali che come pianta. Scopriremo che alcuni di loro comunicano con noi (e noi con loro) con maggior facilità. Usiamoli per potenziare le nostre capacità di percezione. Questo gruppo iniziale di Oli Essenziali possono così diventare per noi delle “guide” che ci introducono al mondo delle essenze, aiutandoci a sviluppare una maggior sensibilità, degli amici che ci guidano verso la percezione e che ci fanno anche da ambasciatori verso altri Oli Essenziali che per noi sono più “difficili”.

In tutte le tradizioni si parla dell’importanza per l’essere umano di mantenere il contatto con il Cielo e la Terra, e certo la vita contemporanea urbanizzata non consente facilmente questa facoltà. Gli Oli Essenziali, che sono appunto un concentrato, un’essenza della natura, possono allora aiutarci a coltivare questo contatto e a darci accesso alla lezione che hanno da impartirci.

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