Essere come bambini

Essere come bambini - Articolo

Geng San Chu cammina per sette giorni e per sette notti per giungere al luogo dove abita Lao Zi

e gli chiede: Geng: “Vorrei semplicemente sentire da voi le regole da seguire per prendersi cura della propria vita.”

Lao Zi: “Riuscite ad abbracciare l’unità? A tornare allo stato della prima infanzia?

Il neonato vagisce tutto il giorno senza diventare rauco, così perfetta è l’armonia della sua costituzione. Stringe le mani tutto il giorno senza fare sforzi, perché è parte dell’energia originaria. Per tutto il giorno guarda senza muovere gli occhi, perché per lui il mondo esterno non esiste. Cammina senza sapere dove va e sta tranquillo senza sapere quello che fa. Si piega a tutte le cose seguendone le fluttuazioni. Ecco le regole per prendersi cura della propria vita.”

Geng: “La pratica di queste regole è la virtù dell’uomo perfetto?”

Lao Zi: “Certamente no; è solo il disgelo per sbarazzarsi dei propri pregiudizi.”

Se dovessi rispondere alla domanda iniziale di Lao Zi, direi “quasi mai”.

Anche pensando a quando ero bambino, per quanto mi ricordo (e mi ricordo poco), già allora guardavo il mondo per giudicarlo e cambiarlo e guardavo a me vedendo cose che non andavano; e camminavo con mete precise, che naturalmente a volte si realizzavano e a volte no. E di sforzi ne facevo già tanti. E crescendo non mi  pare di essere migliorato tanto; ma forse un poco sì!

E poi se anche riuscissi a fare tutto quello che il Maestro indica, non sarei nemmeno un uomo perfetto, sarei solamente qualcuno che disgela i propri ristagni. E non penso di essere il solo in questa situazione.

Allora mi chiedo: come possiamo utilizzare le parole che Zhuang Zi fa dire a Lao Zi (altro grande Maestro della tradizione Taoista)?

Credo che indichino una direzione, un cammino.

Spesso nel Taoismo c’è il tema di tornare bambini. Lo stesso termine Zi (a volte trascritto come Tsu) che si associa ai tre grandi Maestri Taoisti Lao Zi, Zhuang Zi, Lie Zi, vuol dire sia saggio che bambino.

Nella tradizione mistica si parla, nel proprio percorso di crescita spirituale, di coltivare il “feto spirituale”, che si sviluppa, anziché nel ventre, sopra la sommità del capo.

Vi sono diverse immagini che raffigurano proprio il meditante con sopra la testa questo nuovo bambino che sta per nascere. Ecco, forse non riusciamo ancora ad essere il bambino che ha in sé le virtù descritte da Zhuang Zi, ma possiamo coltivare in noi il feto spirituale che darà vita a quel bambino.

In fin dei conti è semplice, ma come sappiamo bene, semplice non vuol dire facile.

Il disgelo porta in superficie ciò che prima era sepolto sotto la neve e il ghiaccio. E sotto si trovano tante cose che avevamo messo lì perché non ci piacevano e ora si liberano e spesso questo ci spaventa.

La nostra ansia trattenuta vuole trovare uno sfogo e il petto si gonfia di sospiri e ci pare di esplodere, le nostre paure sono ora concrete come le persone attorno a noi.

L’ansia ci chiude il Cuore e la paura il ventre. La tristezza emerge come pianto incontrollabile, si piange per tutto e per tutti: per il mondo che non va come vorremmo che andasse e per noi che non siamo come vorremmo essere.

Ci sentiamo persi, smarriti. Guardiamo alla vita trascorsa e ci pare dominata dalla fatica.

Pensiamo allora al bambino piccolo, o meglio ancora al feto, e la parola chiave mi pare sia che il feto non giudica. Certo ha delle cose che gli piacciono e altre no. Se stiamo per venire al mondo è perché abbiamo delle cose da risolvere, è perché siamo esseri limitati con preferenze e avversioni già impostate. Ma il feto non giudica, vive. Vive quello che la vita gli presenta.

Il saggio sa che ciò che accade è ciò che deve accadere, che “va bene così”; comunque sia “così”.

Noi non siamo saggi, ma possiamo provare e impegnarci ad essere come il bambino piccolo, che accetta non perché sia un Illuminato che vede oltre le apparenze, ma perché sa che è accettando che può davvero vivere.

Sì, lasciamo disgelare le cose che avevamo sepolte e potremmo scoprire che sotto le nostre paure, le nostre ansie e le nostre tristezze, qualcosa fiorisce, come il bucaneve che a primavera spunta da sotto la neve.

Franco Bottalo – Febbraio 2025

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