Essere vulnerabili per poter crescere

Mettendoci in relazione con il mondo esterno ci rendiamo conto della nostra vulnerabilità. Perché mettersi in relazione con il mondo esterno vuol dire mettere a rischio quello che noi siamo fisicamente, psichicamente e spiritualmente. A livello fisico il nostro corpo sfida continuamente il clima in cui si muove in termini di adattamento al freddo, al caldo, all’umidità, alla secchezza e al vento. A livello psichico la nostra struttura emotiva si confronta con le emozioni che le relazioni generano, a volte esaltandoci a volte deprimendoci. A livello spirituale poi siamo spesso sfidati dall’ambiente esterno che a volte sostiene le nostre scelte ma spesso no.
La vita è un gioco in cui noi mettiamo continuamente a rischio quello che noi siamo, chiedendoci di “osare”. Quanto siamo disposti ad osare nella nostra vita? Quanto sentiamo invece di doverci proteggere dalla vita? Quanto dobbiamo “temere” il mondo che ci circonda?
I due organi che modulano il nostro osare, o invece il nostro doverci proteggere dalla vita, sono i Polmoni e i Reni. I Polmoni sono relati all’esterno e quindi modulano la dicotomia osare/temere in termini di essere disposti ad aprirci al mondo o di chiuderci per proteggerci dal mondo. I Reni invece rappresentano la nostra profondità e per loro la domanda è “Ho risorse sufficienti per osare oppure no?”. Lo strumento che i Reni usano per confrontarsi con questa domanda è la paura, intesa qui come attivazione di un campanello d’allarme che ci invita a valutare bene le nostre risorse prima di agire. Agire che verrà poi portato a compimento dal Polmone che vive la vita, che respira la vita. La paura così intesa è una pausa di riflessione prima dell’azione.
Abbiamo paura di metterci in una nuova relazione affettiva, abbiamo paura di cambiare il luogo in cui viviamo, abbiamo paura di assumerci nuove responsabilità; si può anche aver paura di stare troppo bene, paura che tutto questo possa finire. La paura è l’emozione di base della vita e senza di lei la vita non sarebbe possibile. Senza un sano timore potremmo distruggere la nostra vita in tempi molto brevi: senza una certa paura per il vuoto potremmo precipitare, senza una certa paura per le relazioni potremmo trovarci in situazioni che mettano in pericola la nostra vita. Il Rene ci avverte di essere cauti, di stare attenti a non distruggere quello che siamo nel tentativo di voler vivere quello che vogliamo essere.
Tanto il Rene è associato alla profondità del nostro essere, tanto il Polmone è invece in relazione con il movimento verso l’esterno, con il portare fuori nel mondo quello che abbiamo dentro e nel renderci permeabili al mondo stesso. Il Polmone non si pone molte domande; il Polmone agisce, respira, vive, senza chiedersi troppo quale sia la cosa migliore da fare, ma scegliendo sempre di fare, di agire, di respirare, di vivere la vita; poiché sa che il senso della vita è di essere vissuto. Per questo in Medicina Cinese il Polmone è molto legato al concetto di Wei Qi, solitamente tradotto come energia (Qi) difensiva (Wei). La Wei Qi è l’energia che portiamo verso la superficie del nostro corpo per consentirci di entrare in relazione con il mondo che abbiamo attorno: per proteggerci ma anche per poterlo conoscere. Non ci si può muovere verso un qualunque tipo di conoscenza senza osare. Ma in questo voler vivere nel Polmoni vi è anche l’idea di voler preservare la vita. Il Polmone infatti è molto legato al “Po”, a quell’aspetto dell’Anima individuale che è attaccato alla nostra forma fisica e alla sua preservazione.
Quindi in un certo senso sia Polmoni che Reni vogliono vivere la vita ma anche preservarla e si trovano quindi appieno nel conflitto fra osare e temere. E questo conflitto è risolto dal Cuore che decide quando è il caso di temere e quando il caso di osare. E’ il Cuore che ad un certo punto accetta la nostra intrinseca vulnerabilità non come un ostacolo o un problema ma come una risorsa; perché l’altro nome della vulnerabilità è la capacità di aprirsi ad accogliere il mondo, accettando le eventuali ferite che questo comporta. E’ il Cuore che ci spinge a vivere un grande amore anche se sappiamo già che ci farà soffrire, è il Cuore che ci porta ad accettare la morte di chi amiamo vivendola fino in fondo, fino quasi alla disperazione, non ignorando o negando, è il Cuore che si apre fiducioso alla gioia anche se sappiamo che non durerà.
E per fare questo il Cuore ha bisogno che il Polmone sia disposto a lanciarsi nelle sfide della vita, a mettersi in gioco, a rischiare; ma anche bisogno del Rene che lo aiuti a non confondere il coraggio con la spavalderia.
Allora ecco che possiamo accettare di essere vulnerabili, di non avere paura di rischiare, di osare; soprattutto di osare di provare i nostri sentimenti, di entrarvi dentro con coraggio, nella gioia come nel lutto e nella tristezza, di vivere appieno le nostre emozioni per potercene infine liberare e poter quindi crescere.