Orbita microcosmica e Chackras

orbitaUno degli aspetti fondamentali delle pratiche Taoiste di coltivazione individuale è l’orbita miscocosmica, che si basa essenzialmente sulla focalizzazione dell’attenzione su alcuni centri collocati su tronco e testa, sia anteriormente che posteriormente. Esistono modalità di pratica diversissime da tradizione a tradizione, ma tutte si focalizzano sul fatto di portare attenzione ad aree e punti specifici posteriormente lungo la colonna vertebrale e il cranio e anteriormente lungo la linea mediana del corpo, dal perineo al torace e al viso, fino alla sommità della testa. Si parla di 7 di questi centri che per la loro disposizione spaziale antero-posteriore vengono associati come immagine alle 7 stelle dell’Orsa Maggiore, con la sommità del cranio riferita alla stella polare.
Questo schema di lettura energetica del corpo ha ovviamente delle affinità con i Chackras (le “ruote”) della tradizione indiana, che sono appunto 7 ed hanno importanti associazioni con diverse qualità dell’energia salendo dal basso del corpo verso l’alto.
Le due tradizioni hanno affinità ma anche sostanziali diversità. Per entrambe la parte più bassa del corpo (associata a quello che nella tradizione Taoista è il Dan Dien inferiore e ai primi 3 chackras della tradizione indiana) è correlata alla fisicità, ad energie più dense e materiali, mentre salendo a livello di torace e gola (chackras 4 e 5 e Dan Dien medio) si ha una progressiva rarefazione dell’energia che diviene più mobile e di relazione, per divenire poi ancora più sottile e spirituale con la zona di viso e testa (chackras 6 e 7 e Dan Dien superiore). Esiste in entrambe le tradizioni l’idea di partire dal lavoro sulle energie più dense e materiali (chackas più bassi, Dan Dien inferiore) per portare avanti un processo di raffinamento e trasformazione che consenta lo sviluppo delle facoltà individuali più sottili e spirituali.
Esistono però anche alcune differenze sostanziali, e quella che forse è più essenziale e costituisce anche l’espressione di una diversa visione filosofico religiosa della vita, è che nella tradizione induista la coltivazione è essenzialmente un processo dal basso verso l’alto, andando via via ad abbandonare i centri inferiori per coltivare quelli superiori, con l’idea che la spiritualità sia associata appunto alla piena espansione dei chackras più alti.
Nella tradizione Taoista questo concetto è presente, ma con una differenza sostanziale, ben espressa dalla modalità più comune di meditazione sull’orbita microcosmica, e cioè il fatto che dopo essere saliti dal basso fino alla sommità del capo, si torni a scendere in basso fino al luogo da cui si era partiti, sviluppando appunto “un’orbita”, un percorso circolare e non solo ascendente. E questo approccio ha implicazioni filosofico religiose. L’idea è che il conseguimento di una qualche comprensione “spirituale” non nega o cancella la materialità, ma piuttosto è un invito a vivere la materialità in un modo diverso; in altri termini non è lo spirito contrapposto alla materia, ma la materia come strumento per l’espressione dello Spirito. Questo spiega anche la grande enfasi data in molte tradizioni taoiste alla coltivazione e cura del proprio corpo fisico.
In particolare nella tradizione alchemica si parla di “Hua”, trasformare, raffinare le energie più dense che divengono così più sottili. Una delle immagini utilizzate è quella dei “tre fiori”, con il Dan Dien inferiore associato al “fiore di piombo”, quello medio al fiore d’argento e quello superiore al fiore d’oro. L’idea appunto è che tutti e tre siano dei “fiori” e che, attraverso la pratica individuale, si attivi un processo di progressivo raffinamento delle sostanze più grezze (il piombo) per poterlo trasformare in oro, l’aspetto incorruttibile e non deperibile dell’individuo. Senza la sostanza di base (il piombo) non sarebbe possibile la trasmutazione in oro, senza la nostra esistenza individuale in questo corpo e in questa mente, con tutti i suoi limiti e “difetti”, non sarebbe possibile la coltivazione dell’Anima. E la coltivazione dell’Anima ci porta ad usare le nostre sostanze più dense in un modo differente, ad usare la nostra vita in un modo differente. Ecco la circolarità del processo definito appunto come “orbita”: si fa ritorno al punto di partenza, ma lo vediamo con occhi diversi. E’ come al termine di un lungo viaggio: si ritorna a casa e la casa è la stessa, ma noi siamo allo stesso tempo gli stessi ed un altra persona, perché il viaggio ci ha cambiati.