Le mani


Sento il bisogno in questo periodo così particolare e difficile per tutti in cui il contatto fisico ci è impedito o fortemente limitato, di parlare, almeno parlare, delle mani. Parlare delle mani che scrivono (ma non sulla tastiera del computer o del cellulare), delle mani che costruiscono, che modellano, che danno forma, che si muovono nello spazio; e ovviamente delle mani che toccano, che accarezzano e abbracciano; delle mani insomma che sono contatto.
Vorrei invitarvi, ora in questo momento, a guardare le vostre mani, a guardarle con curiosità e stupore. Forse dovremmo guardare più spesso le nostre mani e osservare come ci parlino quando si muovono e anche quando stanno ferme. Guardare la loro forma e la loro struttura, il loro aprirsi e chiudersi; chiudersi in un pugno o in una delicata carezza. E guardare il palmo, e poi il dorso e le singole dita. Guardare ammirati e stupiti la loro complessità e ricchezza infinita. Perché a volte a me pare che le mani vivano di una vita propria e che siano loro a guidarci anziché noi a guidare loro. E questo è quello che forse molti di voi, come terapisti, hanno sperimentato più volte: come, quando siamo mentalmente ed emotivamente confusi davanti ad una persona, arrivino le mani ad aiutarci e ci guidino, a volte dolcemente e a volte imperiosamente, verso dove dobbiamo andare.
Come spunto di riflessione vi offro una poesia scritta circa 20 anni fa che parla proprio di ciò che si può provare semplicemente guardando le proprie mani.
Le mie mani
Guardo le mie mani,
petali del mio cuore
roccia del mio ventre.
E cerco nei loro solchi
il ricordo della sabbia
e del vento tenace.
Cerco tracce di fuoco
e il rumore dell’onda
che frange lontano.
Guardo le mie mani,
mani di pugno e d’ala,
di falco e di colomba;
la geografia di vene e arterie
pulsanti come un ventre fecondo,
la geometria fine della pelle,
l’articolarsi di tendini
e muscoli, sottili e potenti.
Guardo le mie mani,
specchio della terra
che i miei piedi premono,
e vedo valli e solchi
e monti e fiumi
e mi perdo
e poi mi ritrovo
per smarrirmi di nuovo
in questo mistero
Il mistero delle
mie mani.
11 – 7 – 2001