Saper rallentare

Saper Rallentare

Siamo in pieno inverno, nel mese solitamente più freddo dell’anno. Se riusciamo a guardare alla natura, fuori dalle metropoli congestionate, possiamo osservare una condizione di riposo, di quiete. La natura ci invita a rallentare. I nostri stili di vita “urbani” ci consentono poco di rallentare. I ritmi di lavoro non seguono le stagioni e nemmeno i nostri impegni sociali, ma qualcosa dentro di noi, nel nostro corpo e nella nostra mente è ancora, per fortuna, sintonizzato con la natura ed avverte questa esigenza: il saper rallentare.

Abbiamo raggiunto i 60 anni e, supponendo di godere di un buono stato di salute, ci accorgiamo di stancarci più facilmente di prima, di doverci prendere delle pause, di non poter più correre come abbiamo sempre fatto. Anche in questo i messaggi del mondo esterno non ci aiutano; siamo immersi in una cultura del fare, dell’agire, e ogni rallentamento è vissuto come un cedimento, una perdita di vitalità. Ma se non cambiamo seguendo “le stagioni del nostro Cuore” ( e del nostro corpo) a volte è la vita a darci un segnale più forte di pausa o addirittura di arresto: una paralisi, un ictus, un infarto. Oppure, in modo più gentile, un cronico mal di schiena che ci costringe all’immobilità. Impariamo a saper rallentare.

Stiamo portando avanti un progetto importante che può riguardare cambi nel nostro stile di vita o nella nostra attività lavorativa o in quella sociale. Siamo passati dalla fase di ideazione a quella di progetto e ora stiamo implementando il tutto; stiamo facendo diventare realtà quello che era idea o sogno. Abbiamo un mucchio di cose da fare e decidere, sentiamo l’incalzare dell’agire, del concretizzare, del terminare. E anche qui diventa importante, proprio quando ci sentiamo vicini alla meta, saper rallentare, consentirci una pausa di riflessione, poter verificare cosa va bene com’è e cosa potrebbe essere modificato, o semplicemente cosa ha bisogno di tempo per potersi compiere. Di nuovo dobbiamo saper rallentare.

Le stagioni della natura o della nostra vita, o il compimento di un progetto, sono solo esempi di situazioni in cui dobbiamo coltivare la nostra capacità di rallentare. Molti confondono il rallentare con l’essere indecisi, titubanti, non avere il coraggio di scegliere; ma rallentare è altra cosa da questo. Rallentare è riuscire, all’interno della nostra attività, che può anche essere molto intensa, a cogliere la consapevolezza che l’Universo procede con i suoi ritmi e che la nostra capacità di agire e di decidere è soltanto la capacità di orientare e dirigere le vele, non di creare il vento che le muove.  E che il mare in cui navighiamo è qualcosa da osservare, capire e accettare; piuttosto che qualcosa da cercare di stravolgere per i nostri fini. Rallentare può addirittura aiutarci ad accelerare il cambiamento. Accettando il grande freddo dell’inverno e quello che comporta ci prepariamo all’arrivo della primavera. Accettando una nuova ruga sul nostro volto o il bisogno di più riposo creiamo le premesse per muoverci con più decisione e chiarezza nel mondo, consapevoli di nuovi limiti, ma anche di nuove opportunità.

Il rallentare consente lo sviluppo della consapevolezza di ciò che si fa; come nel Qi Gong o nel Tai Ji, dove i movimenti sono molto lenti e più sono lenti più intensa può essere l’attività interna dell’energia.

Saper rallentare è anche l’arte di apprezzare ciò che sta accadendo mentre accade, piuttosto che essere costantemente proiettati nel futuro.

In Medicina Cinese si dice che il vento porta tutti i cambiamenti: è il vento che porta il freddo polare dell’inverno, è il vento di scirocco che porta l’umidità ed è sempre il vento a portare poi la secchezza.

Ma il vento è anche “la causa delle 100 malattie”, nel senso che quando non riusciamo a “regolare le vele secondo il vento” siamo travolti dagli eventi, e siamo travolti dagli eventi perché non riusciamo a percepire “il vento del cambiamento”, a capire in che direzione soffi. E per capire in che direzione soffi il vento, dobbiamo stare fermi e ascoltare; e solo quando abbiamo percepito la direzione possiamo allora affidarci al vento del cambiamento e navigare lungo la nostra rotta.