WU SHU: I cinque pilastri e il sostegno alla vita

fiore_rossoVenire al mondo vuol dire, per l’essere umano, estendersi verso il Cielo. Al momento della nascita il feto si gira e spinge con la testa verso il basso, verso la Terra, esprimendo simbolicamente la sua determinazione a radicarci, a prendere forma, per voler vivere la vita che il destino gli ha assegnato. Nei primi mesi di vita il bambino consolida questo bisogno di radicamento e di connessione, espresso anche dal legame con il seno per l’allattamento. Al termine del primo anno di vita però inizia a volersi estendere, a volersi allontanare dalla Terra che lo ha accolto e nutrito, mettendosi in piedi. Unico fra i mammiferi, rinuncia alla stabilità e alla quiete dell’appoggio a quattro zampe, rinuncia a questa solidità per avviare un processo complesso in cui, pur mantenendo il contatto con il basso grazie ai piedi che diventano le sue radici, si vuole elevare per ricongiungersi con il Cielo. Sollevandosi, il suo ventre perde parte della sua connessione con la Terra, ma le braccia diventano libere di muoversi per “abbracciare il mondo” e il suo petto è ora rivolto in avanti verso la relazione con gli altri, verso la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo rispetto a sé stesso grazie alle relazioni e alle emozioni che vi sono associate. La sommità della sua testa poi è ora orientata direttamente verso il Cielo, verso quella condizione di unità con l’Universo da cui si era separato con il processo di venire al mondo.
A livello fisico, la struttura principale che ci consente di mantenere un equilibrio dinamico fra Terra e Cielo è la colonna vertebrale, che si estende dal basso (coccige) verso l’alto (cranio). L’estendersi verso l’alto comporta tutta una serie di meccanismi di equilibrio fra le varie parti del tronco, oltre che ovviamente lo sviluppo di una capacità raffinata di radicamento attraverso i piedi, le gambe e le ginocchia in particolare.
L’estendersi verso l’altro richiede un complesso e delicato equilibrio fra le tre cavità dello scheletro assile: addome, torace e cranio. L’addome, energeticamente e psichicamente, è legato alla nostra fisicità, alla nostra possibilità di esprimerci materialmente per vivere la vita attraverso sessualità, digestione, assimilazione ed eliminazione di cibi e fluidi. Il torace è associato alla nostra capacità di muoverci nel mondo, sperimentando sensazioni grazie alle esperienze che compiamo. La cavità craniale poi, è sede non solo dei processi mentali cognitivi, ma anche e soprattutto delle nostre realizzazioni spirituali. Queste tre cavità sono in continua relazione dinamica fra di loro in un collegamento sia basso/alto che antero/posteriore. E’ il collegamento fra i bisogni della nostra fisicità, quelli emotivi e quelli mentali e infine spirituali.
Come esseri umani che hanno scelto di “incarnarsi”, di assumere una forma anche fisica, abbiamo bisogno di esprimere e vivere tutte e tre queste dimensioni, anche se con peso differente da individuo a individuo e in periodi diversi della vita. Nella visione spirituale taoista si parla di trasformare la materia in energia e l’energia in spiritualità, si parla di liberazione dello Spirito dalla materia; ma non dobbiamo dimenticare che la materia è la base della trasformazione spirituale e in questo cammino “non esistono scorciatoie” in cui semplicemente neghiamo la nostra fisicità o emotività per accelerare il processo di crescita spirituale. Quando proviamo a farlo, la vita ci presenta situazioni in cui in qualche modo ci costringe a confrontarci con quegli aspetti che non avevamo trasceso ma solo negato in noi. E’ quindi molto importante che riusciamo a percepire i bisogni di ognuno di questi tre centri, e a volte anche la nostra difficoltà a “vivere in quel dato centro”: a volte abbiamo difficoltà ad esprimere la nostra fisicità, a volte blocchiamo la nostra emotività, a volte impediamo al nostro Spirito di manifestarsi.
Tutto questo si può leggere a livello fisico osservando il livello di tensione dei “5 pilastri” del tronco. Questi 5 pilastri sono 5 gruppi muscolari che collegano le tre cavità fra di loro: due (retti addominali e paravertebrali) sono disposti davanti e dietro in senso verticale creando un collegamento basso/alto, e tre (sternocleidomastoideo, diaframma, psoas) in senso orizzontale/obliquo con collegamento antero posteriore . Il loro tono e la loro tensione possono dirci molto su come muoviamo o blocchiamo la nostra energia nelle tre cavità, nei tre centri fisici ed energetici della nostra manifestazione come esseri umani.
I due verticali (colonna e retti addominali) rappresentano soprattutto la nostra capacità di sostenerci nel mondo, mantenendoci flessibili alle richieste della vita; è per questo che quando sentiamo di non farcela li contraiamo. I retti addominali sono davanti, nella zona Yin, hanno quindi molto a che fare con il nostro sostegno materiale: saperci nutrire, saper eliminare e saper gestire la nostra sessualità. I paravertebrali sono invece più associabili alla dimensione Yang, alla nostra capacità di erigerci verso il conseguimento delle nostre mete, verso il perseguimento delle nostre aspirazioni.
Abbiamo poi le tre strutture di collegamento antero posteriore per ognuna delle tre cavità: 1) lo sternocleidomastoideo per collegare la zona posteriore e laterale della testa con il torace davanti, 2) il diaframma che collega cavità toracica e addome con la zona dorsale, 3) e infine gli psoas che collegano la zona lombare delle schiena con la parte bassa del bacino e che, inserendosi sul femore, stabiliscono anche un collegamento con le gambe, che son quelle che ci portano nel mondo per vivere la vita. Possiamo vedere queste tre strutture muscolari come un continuo che si muove da davanti a dietro e dall’alto al basso collegando, o perlomeno invitando al collegamento fra questi tre grandi centri che sono i tre aspetti di base della nostra vita come esseri umani.
Non stupisce quindi che queste stesse strutture muscolari esprimano poi anche le tensioni e le difficoltà che mettiamo nel vivere in ognuna di queste cavità e anche nella connessione dell’una con l’altra. Il luogo dove abbiamo flaccidità, o al contrario e più spesso tensione, ci indica dove opponiamo resistenza al processo di fluire della vita. Possiamo anche osservare che questi complessi muscolari hanno un diverso grado di profondità/superficialità: paravertebrali, retti addominali e sternocleidomastoideo sono muscoli collocati sulla superficie del corpo, facili da vedere e palpare. Le altre due strutture, diaframma e psoas, sono più profonde e le possiamo percepire fisicamente solo in determinati punti o attraverso alcuni loro segni di manifestazione in superficie.
Stare in piedi quindi non vuol solo dire sapersi sostenere nella vita, ma anche e soprattutto saper “fluire nella vita” attraverso un continuo collegamento fra i tre aspetti della nostra esistenza come esseri umani: la nostra fisicità, rappresentata dalla cavità addominale, la nostra sfera emotiva, rappresentata dal petto e dal Cuore in particolare, la nostra spiritualità ed anche i processi mentali come espressione di consapevolezza ed evoluzione associati alla cavità craniale. Ascoltando e modulando questi nostri “pilastri muscolari” possiamo allora non soltanto avere una miglior postura fisica ed un più armonioso fluire delle nostre energie, ma anche essere in contatto con quello che siamo. Possiamo essere in contatto con i nostri bisogni e quanto consentiamo loro di esprimersi; possiamo verificare se e come riusciamo a gestirli e trasformarli per la nostra evoluzione, per la nostra capacità di stabilire il contatto con il Cielo conservando il radicamento con la Terra, esprimendoci pienamente come esseri umani in cammino verso la libertà.