I Reni, la paura e la fede

Eccoci all’ultima delle 5 virtù che abbiamo visto correlate ai vari Organi: la fede, a volte tradotta anche con fiducia.

Sappiamo che l’emozione associata ai Reni è la paura. I Reni sono l’origine e la base della vita. E la paura, in senso fisiologico, è l’emozione di fondo che sostiene e guida la vita. Intesa in questo modo amo di solito renderla con il termine “giusto timore” e cioè quella cautela nell’agire che ci evita comportamenti che mettano a repentaglio la nostra vita. Il giusto timore ci fa ponderare prima di agire, ci consente una pausa di riflessione in modo che poi la nostra azione sia chiara e definita.

Ma la paura può divenire incapacità ad agire, rifiuto a muoverci nella vita, blocco. E di fondo quello di cui abbiamo paura è il cambiamento; ma ad un livello forse ancora più profondo abbiamo paura di metterci in contatto e di vivere aspetti ancora non rivelatisi di quello che siamo e di quello che siamo a fare in questo mondo. Abbiamo paura di cambiare perché siamo attaccati a quello che siamo, o meglio che percepiamo di essere, e abbandonarlo ci sembra una sorta di morte. In più abbiamo paura di rischiare, di mettere in gioco quello che abbiamo costruito per andare verso non si sa che cosa.

Lavorare sulle nostre paure vuol quindi dire osare di metterci in contatto con aspetti oscuri dentro di noi, attingere a quelle che in realtà sono risorse, ma che non riusciamo a vedere come tali. E se osiamo lavorare sulle nostre paure ecco che possiamo renderci conto che sotto vi è qualcosa di molto potente che la paura nasconde solo se noi rifuggiamo da lei. Sotto la paura possiamo scoprire di essere più solidi e forti di quello che pensavamo e questo consente l’emergere della fede, che è qui intesa soprattutto come fede in se stessi, ma anche come fede nelle risorse che l’Universo ci ha dato. Abbiamo fede in ciò in cui crediamo e lo portiamo avanti con determinazione.

E questa fede è spesso messa a dura prova. A volte è come se l’Universo (o Dio) “sfidasse la nostra fede”. Abbiamo fede nella medicina alternativa ed ecco che troviamo una o più persone che ‘hanno provata e sono state male. Abbiamo fede nell’onestà ed ecco che troviamo persone oneste che stanno patendo per la loro onestà. Abbiamo fede in un terapista e subito incontriamo alcune persone che ce ne parlano molto male. Abbiamo fede nella relazione di coppia e d’amore e troviamo persone che non ci credono per nulla e ci deridono per questo. Quasi sempre la nostra fede è sfidata e se la sfida è ripetuta sorge il dubbio che forse quelli che abbiamo intorno siano segni per farci capire che siamo sul sentiero sbagliato, che abbiamo coltivato un’illusione, che ci siamo ingannati, che la nostra fede era in realtà cieca, un non voler vedere le cose come sono.

Queste difficoltà ci portano a confrontarci con il dubbio. Persino Gesù sul Golgota ha il dubbio che Dio l’abbia abbandonato. E’ la storia di Giobbe nella Bibbia e della sua pazienza nel confrontarsi con le prove divine.

Spesso è l’ambiente sociale attorno a noi che ci sfida dicendoci che sbagliamo, proponendoci modelli diversi da quelli che sentiamo nostri. A volte sono anche le persone più vicine a noi e più care che tendono a dissuaderci dalle nostre convinzioni, mostrandoci come siano errate.

Ecco il dubbio, la sfiducia, il senso di una fatica che ci pare a tratti non avere più nessun senso. Ci sembra di combattere da soli contro tutti, e forse per qualcosa che non ha senso.

E’ questo il momento in cui dobbiamo riuscire ad essere tenaci senza essere ostinati. Dobbiamo credere ai nostri sogni, perché i sogni si possono realizzare ma solo se siamo disposti a lavorarci sopra duramente. La fede è associata ai Reni perché i Reni sono collegati alla nostra origine, all’Acqua e nell’Acqua abbiamo le infinite possibilità, e dalle infinite possibilità può allora sorgere quello che la gente chiama il miracolo: qualcosa che pareva impossibile diviene non solo possibile ma reale, al di là di ogni credenza e schema precostituito. Ma il Rene per fare questo deve connettersi con il Cuore poiché è necessario che il Cuore lasci andare l’attaccamento a quegli aspetti di noi che ci tenevano nel dubbio, nella confusione, nella scarsa fiducia nelle nostre possibilità. E’ quindi necessario un processo di “liberazione” da quello che noi siamo per poter entrare in contatto con quello che davvero siamo. E non è facile. Richiede di accettare l’imprevidibilità della vita, di accettare il caos e l’incertezza perché possiamo sentire la solidità delle nostre convinzioni. Ecco che allora il mondo attorno a noi, che prima ci “sfidava” istigando in noi il dubbio, ora ci offre segni di supporto e conforto. Accettiamo il caos ed ecco che dal caos sorge allora l’ordine, la fede.

Siamo in contatto con un nucleo profondo che è in noi ma che non è parte di noi, una sorta di connessione con l’infinito, la capacità di trascendere i limiti con cui ci stiamo confrontando per approdare ad una condizione che è oltre, e che ci consente una visione molto più ampia, vasta e anche solida. E’ la capacità di connetterci alla vastità ed averne supporto per il nostro cammino.

Siamo allora liberi, liberi dalle costrizioni che da soli ci siamo imposti. Abbiamo osato tuffarci nell’oscurità del nostro sé, della nostra Acqua, nel caos e nel disordine, ma vi abbiamo portato la luce del Cuore che può ora pienamente brillare.