Il cammino spirituale e le piante

camminoIl termine spirituale può avere infinite accezioni e definizioni; in questo contesto possiamo definirlo come la nostra capacità di connetterci con il Divino, con quella dimensione o realtà infinitamente più vasta di noi e che ci include. Ogni vita è un percorso verso il Divino e quindi, in senso lato, ogni vita è un cammino spirituale, anche se a volte certe vite (o certi periodi della nostra vita) ci sembrano così lontani dall’idea di spiritualità. In realtà, per quanto mi risulta, è proprio meglio non avere un’idea di spiritualità, perché così facendo ci creiamo anche un’idea di cosa non sia spirituale e ci tormentiamo nella dualità, nel giudizio (verso noi stessi o verso gli altri).
Accettare il fatto che la propria vita sia un percorso spirituale, un ricercare la connessione con il Divino, non rende il cammino più facile, ma ci può aiutare a non entrare in uno stato di disperazione o di senso di fallimento; perché disperazione e fallimento sono inevitabilmente associati al giudizio.
La via dell’alchimia interna taoista considera semplicemente il tutto (giudizi e disperazione inclusi) come “il materiale grezzo” che la vita ci offre e su cui dobbiamo lavorare: è il piombo da cui siamo invitati ad estrarre l’oro, è il marmo grezzo da cui emerge una statua, è il vetro ruvido e incrostato che diventa lucente e trasparente.
Il cammino è essenzialmente un cammino di trasformazione, e talvolta addirittura di trasmutazione: usiamo la nostra materialità per conseguire la spiritualità.
I “materiali” che abbiamo a disposizione per compiere questa opera sono infiniti. Prima di tutto le esperienze della vita che, attraverso e grazie alle emozioni che generano, ci invitano (a volte ci costringono) a percepire il nostro bisogno di cambiamento. E poi le persone con cui abbiamo dei rapporti affettivi, le attività che svolgiamo nel mondo, ciò che leggiamo, scriviamo e vediamo. E infine la natura che ci circonda: gli animali, le piante, le rocce e la Terra tutta.
Possiamo allora vedere le piante come degli esseri con cui entrare in relazione e che hanno delle lezioni da offrirci; e, come per le persone, ci sentiamo attratti per alcune piante più che per altre e alcuni non sono per nulla attratti dalle piante in generale. Le piante hanno delle lezioni da impartirci ma solo, come per le persone, se abbiamo la ricettività che lo consente. E’ un po’ come una musica o una canzone, che ad alcuni può suscitare forti emozioni e ad altri non dire nulla; anche le piante hanno una canzone e non tutti riescono ad ascoltarla.
Le piante che diventano cibo impartiscono delle lezioni in ambiti piuttosto specifici e correlati al nostro prendere nutrimento dalla Madre Terra. Tutte, per quanto con modalità differenti, ci aiutano a capire cosa davvero sia nutriente per noi e come questo possa cambiare da persona a persona, e nel tempo per una stessa persona. Il loro ruolo può riassumersi in una domanda “Quello che sto mangiando è davvero ciò che mi sta nutrendo nel mio cammino personale?” A volte pensiamo di essere più “spirituali” di quello che siamo davvero e ci ritroviamo ad essere denutriti, a volte siamo troppo radicati nella materialità dei cibi e ci ritroviamo ap
pesantiti e letargici. Qual è la lezione che il cibo che mangio mi sta dando? Questo seme, questa foglie, questa radice, cosa sta dicendo al mio corpo? E’ una consapevolezza quotidiana che è fatta di ascolto e di disponibilità a cambiare.
Altre piante non sono cibo e la loro canzone è ad un altro livello. Tutte le piante che sono cibo hanno in comune il fatto di essere molto legate alla Madre Terra da cui assorbono in modo consistente tutte le loro risorse: hanno bisogno di terra fertile, di acqua in abbondanza e di tanto sole p
er crescere. Ci ricordano il nostro legame con la Terra e lo mantengono e consolidano.
Vi sono però alcune piante che hanno meno bisogno di terra, acqua e luce per crescere e svilupparsi. Sono piante che sono meno legate alla Terra e per poterne comprendere la canzone abbiamo bisogno anche noi di esserci “purificati” e raffinati al punto di aver noi stessi meno bisogno della Terra, pur senza negare la connessione che inevitabilmente ognuno di noi ha con Lei per poter vivere. Sono piante considerate molto potenti, ma anche pericolose se non si possiedono appunto i requisiti necessari per confrontarci con loro.
Possiamo dividere queste piante in tre categorie:
piante che non hanno bisogno di molta luce, come i funghininfea
piante che non hanno bisogno di molta acqua, come i cactus del deserto
piante che non hanno bisogno della terra, come il loto e il giacinto
Possiamo osservare che sono tutte piante definite “allucinogene”; sono piante che possono aprire la consapevolezza, ma solo se si è sufficientemente pronti e purificati e se si sente di avere con loro la giusta connessione, la giusta conoscenza.

Esistono però anche piante più “semplici” e meno estreme, che possiamo analizzare sempre in base alla loro modalità di crescita. Ad esempio potremmo usare piante che crescano in aree umide per insegnarci a liberaci dell’umidità o a connetterci con la nostra Acqua. O considerare piante cresciute nel deserto per purificare il nostro calore; le piante cresciute in montagna sono associate con il Metallo, le piante della foresta con il Legno. Tutte le piante poi sono associate alla Terra ovviamente, ma volendo possiamo dire che, poiché la Terra nei 5 movimenti rappresenta la fase di transizione da un elemento all’altro, le piante più associate alla Terra sono quelle che crescono in zone di passaggio fra ambienti: come piante ai margine della foresta, o piante che crescono sul bordo di un laghetto circondato però da un terreno sabbioso.
Se volete e potete, passeggiate in ambienti naturali e provate ad osservare le piante che vi attraggono di più e quelle per le quali non provate nulla o addirittura avversione e considerate dove crescono e chiedetevi quale lezione possono offrirvi, quale canzone stanno cantando, forse proprio per voi.