Il Cuore, la gioia e la rettitudine

Questo articolo tratta della seconda delle cinque virtù
(benevolenza, rettitudine, lealtà, rispetto per gli altri, fede).
Il mese scorso avevamo visto la collera e la benevolenza.

L’emozione associata al Cuore è solitamente tradotta come gioia, ma in realtà indica un complesso di diverse emozioni che includono in senso patologico ansia, sovra eccitazione e nervosismo.
Sappiamo che il Cuore è in qualche modo la sede di tutte le emozioni. Infatti il Cuore è la sede delle nostre passioni, di ciò che ci “anima”, di ciò che sentiamo significativo per noi in questa vita. Possiamo definire tutto questo come passioni appunto, o come desideri, o come aspirazioni. Passioni, desideri e aspirazioni ci portano a compiere determinate esperienze nella vita che si traducono in emozioni. Apriamo il nostro Cuore all’esperienza del vivere e ne abbiamo un ritorno. Non sempre però questo ritorno è quello che ci saremmo aspettati o che avremmo voluto, non sempre il mondo risponde ai nostri desideri come vorremmo. Ecco allora che il Cuore può chiudersi, ci sentiamo traditi dal mondo, dalle persone in cui abbiamo riposto fiducia e amore, sentiamo che i nostri bisogni sono stati negati. A volte sentiamo di non avere più risorse da investire, altre volte che le nostre risorse sono state sprecate in qualcosa di scarsamente significativo. Altre volte ancora ci sentiamo sovrastati dagli eventi della vita: tutto è troppo per noi, vorremmo che tutto si fermasse per darci pace o almeno una tregua. Ecco che proviamo ansia, oppressione, o uno stato patologico di sovra eccitazione come surrogato della gioia che non riusciamo a provare davvero.
Il nostro cuore diviene pesante, in Cina si dice “come se una persona sedesse sul nostro petto”; anziché aprirsi all’esperienza della vita si chiude, perché ciò che vediamo accadere nella vita non è quello che vorremmo.
Il canale di Cuore raggiunge la lingua, ed al Cuore è associata la capacità di esprimere quello che abbiamo dentro; per questo nello stato di ansia o di di turbamento restiamo senza parole o la nostra voce cambia. Quello che sentiamo nel nostro Cuore non è quello che vorremmo provare, siamo turbati, delusi, spaventati, agitati; ecco che andiamo ad attivare anche le emozioni associate agli altri organi. Non sappiamo dove dirigerci e quello che vediamo attorno a noi ci spaventa e preoccupa: ecco l’ansia.
L’energia del fuoco vuole andare verso l’alto e l’esterno, ma qui tutto sta chiuso nel petto e in gola.
Le cose non vanno come noi vorremmo, il mondo non va come noi vorremmo. Se riusciamo a non farci travolgere da tutto questo, possiamo guardare nel nostro Cuore per metterci in contatto con quelle che sono le nostre aspirazioni, al di là di come gli eventi del mondo ci hanno portato a non realizzarle per ora.
Ecco la rettitudine: non ci affidiamo agli eventi del mondo esterno per avere fiducia e sostegno, ma guardiamo dentro di noi, nei nostri principi e ideali, nelle scelte di vita compiute o che vorremmo compiere. Non ci facciamo sballottare dagli eventi della vita che vanno per loro conto e sembrano semplice follia o delusione o tradimento. Guardiamo in noi e troviamo in noi, nel nostro Cuore, quello che vogliamo e sentiamo di dover portare a compimento. La strada fuori è tortuosa e confusa, ma dentro è retta e chiara, ecco la rettitudine.
Qualunque siano gli eventi che ci turbano, possiamo fare ritorno a ciò che per noi anima la vita e coltivarlo. Forse puntavamo sul lavoro e siamo stati licenziati e questo ci da ansia o addirittura panico, forse la persona che amiamo e con cui condividevamo la vita ci ha lasciati e siamo disperatamente soli, forse scopriamo di avere un malanno fisico che ci coglie di sorpresa.
Se in tutto questo riusciamo a guardare dentro il nostro Cuore, possiamo trovare forse un nucleo solido nel vento delle emozioni, un’ancora nelle onde del mare agitato. E questo nucleo ha a che fare con i nostri principi, con ciò che informa la vita per noi, le cose in cui crediamo e per cui agiamo nel mondo. Rettitudine vuol dire andare diritti senza farci deviare da distrazioni, da inconvenienti e incidenti. Dante diceva “tetragono alle sorti del destino”. Non è rigidità, non è negazione delle difficoltà e di come queste ci turbino; è la consapevolezza che il nostro cammino è comunque “retto”.
Allora se riusciamo a confrontarci con lo stato ansioso senza esserne travolti, se riusciamo a sentire quello che c’è nel Cuore e renderci conto che l’ansia che proviamo è solo un modo distorto di volere le cose in cui crediamo e per cui lottiamo, se ci rendiamo conto che siamo ansiosi in amore perché amiamo, siamo ansiosi sul lavoro perché crediamo nel lavoro, siamo ansiosi per un esame perché quella materia o quel titolo sono importanti per noi. Se riusciamo a fare questo, possiamo allora riuscire ad essere in contatto con questi valori anziché con l’ansia che ci deriva dal non averli conseguiti, ed ecco che sviluppiamo rettitudine: la capacità di coltivare con determinazione le cose in cui crediamo.
La rettitudine viene dopo la benevolenza. La benevolenza ci apre al mondo rendendoci capaci di provare empatia per gli altri, di interagire con loro. Questa benevolenza aiuta ad aprire il Cuore e a portare nel mondo le cose in cui crediamo, ma è necessaria una profonda rettitudine, una grande determinazione e fiducia nel nostro cammino, per non farci travolgere dalle difficoltà e non perdere la benevolenza quando ci pare che il mondo non risponda a noi come vorremmo.
Questo cammino e le sue difficoltà sono simbolicamente rappresentate nel Taoismo dai “Nove palazzi”, nove aree di “lavoro” che sono: salute, prosperità, generosità, relazioni e amore, creatività, viaggi, impegno professionale, saggezza e casa. Ognuno di noi nella vita si trova a doversi confrontare con delle difficoltà in alcune di queste aree, a dover abitare alcuni di questi palazzi. Non a caso a questi nove palazzi si associano “i 9 dolori del Cuore” (uno per ogni punto del suo canale) quando non riusciamo a portare avanti un qualche aspetto del nostro percorso.
La rettitudine del Cuore è una sottile lama affilata che recide i nodi che ci impediscono di procedere liberamente, è una luce tenue ma che non si oscura mai, è un amico fidato che ci sostiene e aiuta se siamo disposti ad ascoltarlo.