Regolare le vele al vento

La mia riflessione sulla situazione che stiamo vivendo,
parte da quello che è il mio campo di lavoro:
la malattia e la guarigione.

Ognuno di noi di fronte alla malattia, qualunque essa sia, sviluppa alcune reazioni comuni. Si parte dall’incredulità (“Possibile? Proprio a me? Perché?”), poi arriva la paura e con la paura un senso di impotenza e disorientamento.Sentiamo di non poter più essere quelli che eravamo; sentiamo di non poter più fare tutte le cose che prima facevamo. Sentiamo che il nostro corpo ci ha traditi.Da tutto questo può poi nascere una sorta di rabbia impotente che porta alla frustrazione o invece alla depressione e ad una supina accettazione della malattia.Poi, piano piano, o di colpo, e comunque non sempre, arriva il coraggio di confrontarsi con la situazione di disagio che stiamo vivendo. E’ una consapevolezza spesso dolorosa, perché attiva in noi cose che avevamo messo da parte e con cui non ci eravamo voluti confrontare. Qualcosa inizia a cambiare ma anziché stare meglio stiamo peggio. Il nostro mal di schiena o mal di testa si attenua per dar posto a disturbi digestivi dolorosi e quando anche questi passano sentiamo il petto chiudersi nella morsa dell’ansia; e magari ci rendiamo conto che sono anni che siamo in uno stato di ansia che avevamo represso o negato.Ci accorgiamo che non è il corpo ad averci tradito, ma che siamo noi ad aver tradito il nostro corpo; non gli abbiamo consentito di parlare ed ora urla.Stiamo male. Le vele che prima erano tese in una direzione precisa ora sbattono e fanno rumore e la barca oscilla da un lato e dall’altro senza andare da nessuna parte, senza più direzione e meta. E noi ci muoviamo andando da tutte le parti ma senza sapere più cosa stiamo facendo.Ci pare che “tutto sia troppo”. La chiamano crisi di guarigione, che detto così sembra una cosa anche carina; e invece è terribile. Sentiamo di dover cambiare ma anche di non saper cambiare. La barca è in preda al mare mosso e i venti sono forti. Poi forse succede qualcosa, se riusciamo a non farci prendere dal panico e dal senso di impotenza. Proviamo a regolare le vele in modo nuovo, proviamo a tornare al timone, proviamo a guardare avanti. Ed ecco che la barca risponde sotto le nostre mani.Il mal di schiena che ci ha tormentato per mesi ora che abbiamo deciso di lavorare meno ci lascia. Quel Fuoco di Stomaco che ci tormentava si riduce ora che non teniamo più dentro la nostra preoccupazione per non disturbare gli altri e abbiamo il coraggio di esprimerla e anche di non farci accettare. Quella situazione lavorativa irrisolta che tormentava le nostre notti ora viaggia in una nuova direzione.Qualcosa si muove, di solito faticosamente. La barca riprende a navigare, magari con un po’ di sobbalzi e con la direzione non ancora chiara, ma riprende a navigare. Quel vento che prima ci spaventava e sbatteva le vele senza una direzione, ora le gonfia per farci riprendere il viaggio.
Nel So Wen (testo di Medicina Cinese di circa 2000 anni fa) si dice che “il vento porta le 100 malattie”. Vento, per il Maestro Jeffrey Chong Yuen, è sinonimo di cambiamento e ci ammaliamo quando opponiamo resistenza al cambiamento.
Nulla di più appropriato per la situazione attuale, in cui questo vento davvero soffia su tutto il mondo. Il momento che stiamo vivendo è in qualche modo qualcosa di simile alla malattia individuale; solo che il corpo che soffre e si lamenta è il mondo. Facile vedere quali sono “le malattie del mondo”, e in tanti ne stanno ora scrivendo. Meno facile riuscire a stare nel vento senza paura. Ancora meno facile riuscire a guardare le reazioni che gli eventi esterni hanno attivato dentro di noi.
Anche qui, come in una malattia, possiamo osservare le emozioni più disparate, non solo in noi ma nelle persone che ci stanno attorno, nei messaggi dei mezzi di comunicazione, nei comportamenti di massa. E forse osservare se, e quanto, questo fa da specchio a qualcosa che è anche dentro di noi e che da un lato ci turba ma dall’altro può anche essere uno stimolo verso un nuovo movimento.
Allora anche qui possiamo forse, con uno sforzo individuale ma anche collettivo, uscire dalla tempesta e, regolate le vele al vento, proseguire il viaggio.