Un Aspetto del Qi Gong

La pratica del Qi Gong può essere vista sotto molteplici aspetti. Si parla spesso del Qi Gong come meditazione in movimento, del Qi Gong come disciplina che attraverso la lentezza ci consente di esser consapevoli di cose di cui normalmente non siamo consapevoli, del Qi Gong come modo per mantenere l’elasticità del corpo e attraverso questa anche la flessibilità mentale.
Naturalmente il Qi Gong è ciò che noi lo facciamo diventare attraverso l’attenzione della Mente, e quindi può essere ognuna di queste cose e altro ancora.
Attraverso la pratica del Qi Gong si può però sperimentare anche qualcosa che comprende forse tutte queste cose, ma che ne è anche differente.
E’ la sensazione di percepire che il Qi Gong, piuttosto che essere qualcosa che pratichiamo consapevolmente, sia qualcosa che ci guida verso spazi e dimensioni che non ci erano note e che non pensavamo esistessero.
In questo stato non diviene più un lavoro di consapevolezza da parte nostra, ma è piuttosto come se fosse il Qi Gong stesso a portarci da qualche parte. Ci si sente allora come una persona che abbia deciso di salire su di una nave e abbia fatto tutti i passi necessari per arrivare a bordo ma che, una volta a bordo, si renda conto che è la nave a farlo navigare secondo una sua rotta e che tutto quello che ci resta da fare sia di fidarsi e di “affidarsi” a lei.
E non sempre nel viaggio della pratica si sale sulla stessa nave, e di conseguenza non sempre si fa lo stesso tipo di viaggio.
A volte in questo viaggio siamo semplicemente “sostenuti dalla pratica” senza alcuno sforzo, a volte le nostre percezioni sensoriali si modificano, altre volte ancora si ha l’idea che ogni movimento si dilati ed espanda nello spazio e nel tempo. Quando nella pratica si sta per un po’ in questo stato, si perde l’idea di essere “un soggetto che sta navigando” e si ha solo più la percezione di “movimento nel viaggio”, senza che sia più chiaro chi viaggia.
Poi si torna ad uno stato di consapevolezza più preciso e definito: torniamo a sentire il movimento che stiamo eseguendo, e soprattutto sentiamo di essere noi ad eseguire un movimento piuttosto che essere il movimento a portare noi da qualche parte.
Allora un Qi Gong torna ad essere diverso dall’altro, a insegnarci qualcosa che l’altro ci pareva non avere, torniamo a sentire che a volte lo facciamo bene e a volte no. Torniamo nella dualità e nel giudizio dopo un viaggio nella fluidità. Dopo essere stati in mezzo all’oceano torniamo nel lago più ridotto della nostra consapevolezza, ma l’odore della vastità è ormai dentro di noi.
Buon viaggio a tutti.