Quando tutto si dissolve

Quando tutto si dissolve - Articolo di Franco Bottalo Tao Alchemy

Crediamo fermamente nell’importanza del nostro lavoro e vi dedichiamo energia e tempo per continuare a svilupparlo. Crediamo nelle relazioni interpersonali, negli affetti, e diamo il meglio di noi stessi per coltivarli e vederli crescere. Crediamo nell’importanza di coltivare la propria salute con l’esercizio, l’alimentazione e altre pratiche ancora. Crediamo che la vita sia un percorso a volte difficile, ma sempre importante e di crescita. Crediamo in tutto questo e lo coltiviamo.

Ed ecco che tutto si dissolve. Non è il cambiamento, non è il rinnovarsi; è un vero e proprio dissolversi. Non è nemmeno che le cose che avevano per noi valore ora non l’abbiano più; semplicemente non le troviamo più, né in noi né fuori di noi. Tutta la vita allora è solo fatica, senza che ci sia più un senso per questa fatica.

Ci piace pensare che evolvere sia un processo graduale in cui, imparando nuove cose e nuove modalità di confrontarci con gli eventi,  si proceda sul nostro cammino. Ma non è così.

Camminiamo per un sentiero che abbiamo scelto e che sentiamo nostro ed ecco che tutto si dissolve: non c’è più sentiero, e se c’è non lo sentiamo più nostro e al suo posto non vediamo nulla.

I valori di prima sono ancora i valori di adesso, solo che non ci sono più e se ci sono non hanno più i colori e la forza che avevano.

In realtà non sono i valori ad essersi dissolti, siamo noi. Ci guardiamo e non ci riconosciamo, ci guardiamo e non ci piaciamo, ci guardiamo e non ci capiamo. Sia che si facciano le cose di prima sia che se ne facciano di nuove, siamo profondamente insoddisfatti di noi stessi; tutto ci pesa perché noi siamo pesanti, tutto è complicato perché noi siamo complicati, tutto è confuso perché noi siamo confusi.

Cosa resta quando tutto si dissolve? Dicono che resti uno spazio immenso e che infinite possibilità si possano aprire; ma quello che noi vediamo è una voragine di nulla, un prato senza confini, un cielo lontano, un mare in tempesta, un vento gelido. Non stiamo affondando, non stiamo procedendo, non stiamo comprendendo. Facciamo senza il senso di fare: amiamo ma non è l’amore che vorremmo dare, lavoriamo ma non è il lavoro che vorremmo creare, studiamo ma ci pare di non comprendere nulla. Ogni cosa non è quella che sentiamo nostra, o meglio non è nel modo che sentiamo nostro.

Allora si può essere presi dal panico e dalla depressione. Oppure si può stare fermi e aspettare. E aspettare fa male, perché emergono da dentro di noi demoni che non pensavamo di avere, aspetti di noi che avevamo negato e che ora vogliono spazio. Emerge ogni piccolo pezzo di passato non risolto con la forza e la chiarezza del presente. Emergono voci che vogliono urlare il loro disagio e liberarsi dalle catene in cui le avevamo costrette. La nebbia si dissolve, almeno in parte, ma non emergono angeli e fate, ma mostri, piccoli o grandi che siano.

Sì, stare fermi ad aspettare; ma per farlo bisogna riuscire ad andare oltre questa fatica e disagio, oltre il giudizio impietoso di sé stessi e anche oltre il giudizio degli altri. Sì, bisogna stare fermi e guardare molto vicino; non alla distesa senza confini di ciò che c’è davanti, ma al piccolo fiore che sta sbocciando a lato del nostro passo, e riuscire a sentirne il profumo e la dolcezza.

Franco Bottalo – Agosto 2022

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