Viaggiare e poi tornare a casa, e poi viaggiare ancora

Viaggiare e poi tornare a casa, e poi viaggiare ancora | Articolo di Franco Bottalo - Tao Alhemy

L’intera vita è un viaggio, che inizia lasciando la confortevole (si spera) casa dell’utero per viaggiare nel mondo e fare infine ritorno all’utero universale con la morte. Ma anche ogni giorno è un viaggio che spesso ci porta fuori dalla nostra casa fisica per lavorare o anche per divertirsi, e a cui poi facciamo ritorno la sera. E ogni periodo della nostra vita può essere visto come un viaggio: si parte che si è in un certo modo e si arriva che si è completamente diversi. Si parte bambini e ci si ritrova adulti, si parte figli e ci si ritrova genitori, si parte come allievi e ci si ritrova insegnanti.

Se guardiamo poi al nostro corpo fisico, abbiamo delle strutture che rappresentano il viaggio e delle altre che rappresentano la casa.

Viaggiare, in senso fisico, richiede di attivare le nostre gambe, di alzarci in piedi e muoverci. Quello che anche simbolicamente fa il bimbo quando passa dal gattonamento alla posizione eretta. Quello che facciamo noi tutte le mattine quando replichiamo la stessa dinamica alzandoci dal letto.

Le gambe sono quindi molto associate sia al sentire di “potersi reggere nel mondo”, sia ad essere disposti a viaggiare nel mondo; e le due cose sono ovviamente connesse.

E poi abbiamo le braccia che ci fanno interagire con il mondo, le mani in particolare. Estendiamo gli arti superiori per poter abbracciare il mondo, per poterlo portare verso di noi e portare noi nel mondo. E’ il significato dell’abbraccio: un momento di accettazione e di comunione con l’altro. Se provassimo a rendere ogni nostro abbraccio consapevole, ci renderemmo conto della potenza di questo gesto che è di incontro e condivisione; fosse anche solo condivisione di un sorriso o di un sospiro. Abbracciare ci fa sentire “parte di”, e allora le nostre mani possono creare. Possiamo semplicemente sentirci parte della natura e seminare e coltivare o dipingere un panorama, possiamo sentirci parte di un gruppo di studio o di lavoro o anche di divertimento, possiamo sentirci parte con il nostro compagno, con un amico o un genitore. E dalla comunione nasce la creatività, non a caso così tanto espressa in qualche modo dalle nostre mani, dalle infinite possibilità delle nostre mani. E ovviamente dall’abbraccio può nascere anche la creatività più potente: il generare un’altra vita.

Poi arriva la sera e la notte, e i quattro arti, stanchi dell’agire, si ritirano nel riposo. Si torna a casa. Questa può essere la nostra casa fisica. Stiamo seduti al tavolo a chiacchierare o a mangiare, stiamo nella nostra poltrona preferita a leggere, stiamo a rigovernare o a cucinare qualcosa. Tutto ha una dimensione molto intima, di raccoglimento.

Ma anche il nostro corpo ha una casa, rappresentata dal tronco. Dopo avere usato gambe e braccia per navigare nella vita ora le raccogliamo, stando fermi con le gambe e con le mani che non fanno nulla di particolare. È la tipica postura della meditazione, ma anche quella del sonno o più semplicemente del riposo su di una sedia o nel letto.

A volte le case sono molto accoglienti, altre volte meno. A volte abitiamo una casa che ci piace, altre volte una che ci è capitata, oppure quella che prima ci piaceva ora non ci piace più. Vorremmo cambiare alcuni oggetti della casa, rinnovare la cucina magari, oppure togliere un po’ di cose che l’affollano, o eliminare cose troppo vecchie e consunte. E poi guardiamo con chi stiamo abitando la nostra casa. Anche gli ospiti della nostra casa possono piacerci di meno di una volta o forse molto più di una volta. Il viaggiare nel mondo ci ha cambiato e forse ora apprezziamo nelle persone che abitano con noi qualcosa che prima non coglievamo.

Essere a casa può anche divenire tempo di bilanci. Come è stata la giornata di lavoro che abbiamo appena trascorso? Mi sono divertito in vacanza con gli amici? Sono soddisfatto di quello che ho fatto e di quello che ho trovato in giro oggi? Non dovendo più fare posso sentire.

Lo stesso accade con il nostro corpo. Raccogliamo le gambe e posiamo le braccia in grembo ed “entriamo in casa”. Guardiamo dentro di noi, nella profondità del nostro tronco e troviamo varie cose e forse, come per la casa, non tutte ci piacciono. Addirittura alcune ci spaventano e per alcune sentiamo l’urgenza del cambiamento. Forse alcune delle stanze della casa non le abbiamo mai abitate davvero, o forse oggi vi troviamo risorse che non sapevamo di avere. E ci troviamo anche a confrontarci con gli “ospiti” del nostro corpo, aspetti di noi stessi che ci parlano, o che ci vogliono parlare, e chiedono spazio.

E quello che troviamo, o meglio quello su cui ci focalizziamo, è in funzione del viaggio che abbiamo fatto, di dove le nostre gambe e braccia ci hanno portato e di quello che ci hanno fatto scoprire.

Casa può essere un importante luogo di conforto in cui trovare pace, ma può anche essere luogo che ci chiede di lavorare, ma in modo diverso dal lavoro della giornata. Non è un lavoro che richiede di fare, ma soltanto di ascoltare e lasciar andare e di scoprire le infinite risorse che sono sempre state lì e che possiamo usare.

Ci sono 4 commenti in questo articolo

  1. Tamara
    12 ore fa

    Grazie. Una bella riflessione all’inizio della giornata. I tuoi pensieri e insegnamenti sono sempre spunti importanti per guardare/affrontare le cose della vita in modo diverso.

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  2. Luca Neri
    11 ore fa

    Mi ritrovo molto in questo scritto, per me lavorare con le mani ,disegnare , dipingere è sempre stato importante.
    Penso che i paesaggi che disegno facciano parte dei luoghi dell’anima dove si incontra qualcosa che è intimo, profondo con la possibilità delle mani di esprimerlo.
    Con la possibilità che danno le gambe di muoversi di girare e gli occhi di vedere.
    Ultimamente molti miei disegni riguardano la natura, montagne ,colline, alberi, fiumi ,torrenti .
    Sassi, pietre roccia erba frutta ….
    Animali …tartarughe , elefanti ….non so perché ma l’elefante è un animale ricorrente nella mia espressione grafica
    Per me disegnare dipingere è un salvavita .
    esprime la mia vicinanza come essere umano con il resto del mondo una armonia ancestrale
    A casa mia ho due posti sempre apparecchiati dove poter disegnare e quando ci passo davanti è come se vedessi un posto amico dove sto bene e dove esprimo il mio essere .
    mi aiuta molto anche la meditazione cheto imparato da Te, che riporta un po le cose al suo posto ….
    Grazie

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  3. Giorgia
    11 ore fa

    Grazie riflessione bellissima!
    Grazie di cuore

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